Crisi di governo, il punto dopo il primo giorno di consultazioni del premier incaricato Mario Draghi. Sì più vicino.
ROMA – Il primo giorno di consultazioni del premier incaricato Mario Draghi è stato positivo. L’ex presidente della Banca Centrale Europea ha avuto il sì da parte di tutti i partiti minori, anche quelli che fanno parte del Centrodestra.
Una maggioranza che, secondo le ultime indiscrezioni, potrebbe avere numeri più alti di quelli del secondo esecutivo guidato dal premier Conte. Gli incontri decisivi saranno quelli con i partiti più grandi, ma le sensazioni sono molto positive.
Il Pd dice sì a Mario Draghi
Il Partito Democratico è pronto a sposare il progetto Mario Draghi. Il Nazareno, dopo qualche perplessità iniziale, ha deciso di sostenere questo nuovo esecutivo. E il voto unanime della direzione alla linea decisa dal segretario Zingaretti è la conferma di quanto il Pd dirà nelle consultazioni con il premier incaricato.
Centrodestra diviso, Forza Italia a Montecitorio con Berlusconi
Il Centrodestra continua ad essere diviso. La linea del no, ad oggi, è sostenuta solo da Fratelli d’Italia. Forza Italia sembra essere intenzionata a sostenere il governo Draghi, come confermato dall’apertura di Berlusconi (La scelta di affidare l’incarico a Draghi va nella direzione da noi richiesta). Una decisione definitiva sarà presa solamente dopo il confronto con il premier incaricato. Alla discussione prenderà parte anche Silvio Berlusconi, pronto a scendere in campo dopo diversi mesi di assenza.
La posizione della Lega al momento è un mistero. Per Giorgetti Draghi “è un fuoriclasse che non può stare in panchina“. Una posizione che potrebbe essere di apertura, ma Salvini avvisa: “Noi siamo disponibili a ragionare con tutti per il bene d’Italia […]. Se qualcuno vuole la riedizione del governo Conte non siamo disponibili. Penso che Draghi dovrà scegliere tra Grillo e la Lega“.
M5s diviso
Anche nel M5s le posizioni non sono unitarie. Ad aumentare la tensione è lo stesso Vito Crimi con una dichiarazione, riportata da La Repubblica: “Sento già qualcuno chiedere al premier incaricato di togliere il reddito di cittadinanza […]. Per noi è uno dei punti fermi. Perché, oggi più di ieri, nessuno deve rimanere indietro“. La discussione comunque sembra essersi spostata sui contenuti, un passo in avanti rispetto al Conte o voto ripetuto come un mantra dall’inizio della crisi.